16/12/2024
A cura del Dott. Marco Scardeoni
Dottore Commercialista e Revisore Contabile
Fondatore e Managing Partner dello Studio Marco Scardeoni e Partners
Il panorama fiscale italiano si prepara ad accogliere una significativa riforma nell’ambito dell’imposta sulle successioni e donazioni. Il decreto legislativo n. 139 del 18 settembre 2024 ha introdotto importanti modifiche che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2025, segnando un punto di svolta nella gestione fiscale dei trasferimenti patrimoniali familiari.
La novità più rilevante riguarda l’abolizione dell’istituto del coacervo nelle successioni, un meccanismo che ha storicamente caratterizzato il sistema fiscale italiano. Questa modifica non rappresenta una rivoluzione improvvisa, ma piuttosto il consolidamento di un orientamento giurisprudenziale che si è sviluppato negli ultimi anni, culminato con le sentenze della Cassazione del dicembre 2016 (n. 24940 e n. 26050) e definitivamente recepito dall’Amministrazione finanziaria con la circolare n. 29/E del 19 ottobre 2023.
Il coacervo, nella sua essenza, rappresentava un sistema di calcolo che imponeva di considerare, ai fini della determinazione della franchigia disponibile, non solo il valore attuale dell’eredità ma anche tutte le donazioni precedentemente effettuate dal de cuius a favore dello stesso erede. Questo meccanismo, nato in un contesto storico caratterizzato da un’imposta progressiva a scaglioni, aveva perso gran parte della sua ragion d’essere già con la riforma del 2000, che aveva introdotto aliquote fisse basate sul grado di parentela.
La normativa attuale prevede franchigie significative: 1 milione di euro per i trasferimenti a favore del coniuge e dei parenti in linea retta, 100.000 euro per fratelli e sorelle, e 1,5 milioni di euro per i beneficiari con disabilità grave. Oltre questi importi, si applicano aliquote che variano dal 4% all’8% in base al grado di parentela. È interessante notare come queste soglie, che avrebbero dovuto essere oggetto di aggiornamento quadriennale, siano rimaste invariate per 18 anni, probabilmente per il timore di possibili revisioni al ribasso.
Un aspetto particolarmente rilevante della riforma riguarda il trattamento delle donazioni indirette, che vengono definitivamente escluse dall’imposizione fiscale, salvo che non sia registrato un atto specifico o venga resa una dichiarazione esplicita in sede di accertamento. Questa chiarificazione normativa risponde a un’esigenza di certezza del diritto più volte manifestata dagli operatori del settore.
La riforma ha anche introdotto un importante elemento di semplificazione attraverso l’autoliquidazione dell’imposta, allineando questo tributo alle più moderne prassi fiscali. Inoltre, è stata estesa l’esenzione per le partecipazioni societarie anche ai casi di controllo già esistente, non limitandola più alle sole situazioni in cui il controllo viene acquisito attraverso il trasferimento.
Permangono tuttavia alcune aree di incertezza, particolarmente per quanto riguarda l’imposta sulle donazioni. Non è ancora del tutto chiaro come debbano essere trattate le donazioni effettuate prima del 25 ottobre 2001, quando era in vigore la precedente normativa. Secondo l’interpretazione prevalente, supportata anche dal Notariato nello studio n. 168-2006/T e confermata nel recente studio n. 101-2024/T, queste donazioni dovrebbero essere escluse dal calcolo della franchigia, essendo state disciplinate da una normativa ormai superata.
La gestione di questi aspetti richiederà una particolare attenzione da parte dei professionisti del settore, chiamati a guidare i propri clienti in un panorama normativo che, pur semplificandosi sotto alcuni aspetti, mantiene ancora delle complessità interpretative. È fondamentale che gli imprenditori e i detentori di patrimoni significativi si affidino a consulenti qualificati per pianificare adeguatamente i passaggi generazionali, sfruttando al meglio le opportunità offerte dal nuovo quadro normativo.
La riforma rappresenta un passo significativo verso la modernizzazione del sistema fiscale italiano, allineandolo maggiormente alle esigenze di una società in cui i trasferimenti patrimoniali intergenerazionali assumono forme sempre più complesse e articolate. La sfida per i professionisti sarà quella di accompagnare questa evoluzione, garantendo ai propri clienti una consulenza aggiornata e strategica, che tenga conto non solo degli aspetti fiscali ma anche delle più ampie implicazioni patrimoniali e successorie.